La storia

 

A. F. Formiggini 

Quando il 19 maggio 1977 il Collegio Docenti deliberò di intitolare il Liceo ad Angelo Fortunato Formìggini, editore modenese, la scelta poté sembrare non adeguata ai tempi e alle caratteristiche culturali della scuola: Formìggini, infatti, era nome conosciuto probabilmente solo dai bibliofili che apprezzavano le sue curate e deliziose edizioni, o ricordato da qualcuno come l’ebreo che si era suicidato gettandosi dalla Ghirlandina ai tempi delle leggi razziali. In realtà la scelta operata si è rivelata significativa ed impegnativa: Formiggini, infatti, amante del libro e della cultura, ha dedicato tutta la sua vita, come per missione, alla diffusione della cultura, ha dato tutto se stesso alla parola scritta e alla libertà, fino alla morte. La morte di un ebreo che rifiuta come incomprensibile l’odio razziale, perché animato dal suo spirito umanistico e pacifista, eclettico e conciliante, perché non capace di comprendere il truce volto dell’odio, lui che ha colto nel riso uno dei tratti fondamentali della vita umana. Quest’uomo, a cui abbiamo intitolato il Liceo, ha molto da insegnare a noi e ai nostri figli: nello studio e nella vita. 

A.F. Formiggini nasce a Collegara, frazione di Modena, il 21 giugno 1878, ultimo dei cinque figli di Pellegrino e di Marianna Nacmani. Apparteneva ad una famiglia ebrea, modenese da vecchia data ( la notizia più antica risale al 1629), che deriva il nome - a detta dell’editore stesso - dal paese di Formigine.

Dopo avere svolto gli studi liceali a Bologna e Modena, si iscrisse alla facoltà di Giurisprudenza presso l’Ateneo di Modena, alternando lo studio ad una intensa attività culturale e ... goliardica. Ottenuta la laurea, Angelo Fortunato frequentò, a partire dal 1902, i corsi della Facoltà di lettere e filosofia a Roma; ai corsi romani ebbe modo di conoscere la pedagogista Emilia Santamaria, che egli sposerà il 19 settembre 1906. Il 28 febbraio 1907 si laureò a Bologna, città in cui aveva allora stabilito la sua residenza, con una tesi in Filosofia morale, dal titolo che riassume un programma di vita e di lavoro, dell’uomo e dell’editore: La Filosofia del ridere. Qui troviamo il germe di quella di poco successiva attività editoriale che troverà il suo vertice di originalità e di qualità nella pubblicazione dei Classici del Ridere, collana che dal 1912 al 1938 vedrà l’uscita di ben 105 titoli.

Come nasce l’attività editoriale di A.F. Formiggini? Quasi per caso, o per gioco e scherzo - per essere più fedeli alla figura dell’editore. In occasione della Festa mutino-bononiense, da lui organizzata il 31 maggio 1908 alla Fossalta, per celebrare Tassoni e la rinata amicizia fra Modenesi e Bolognesi fece stampare a sue spese due pregevoli volumi: La Secchia, che raccoglie i sonetti burleschi del Tassoni, e la Miscellanea tassoniana di studi storici e letterari, che porta la prefazione di Giovanni Pascoli. Così Formiggini ricorda, in tono burlesco e parodistico, l’inizio di questa attività: " un bel mattino di maggio, nel 1908, svegliandomi mi accorsi che avevo le mani come prima, il naso come prima, tutto come prima, pur essendo completamente diverso: non ero più uno studioso, ero diventato un editore" . La sigla "A.F. Formiggini - Editore" inizia il suo cammino con sede in Bologna-Modena, ma già l’anno dopo, alla fine del 1909, Angelo sposta la sede a Modena dove rimarrà fino al 1911. I primi anni di lavoro sono fervidi ed intensi: 6 volumi pubblicati nel 1908, 16 nel 19O9, 19 nel 1910, 31 nel 1911 fino a giungere ai 52 volumi del 1913, che segnano la punta più alta di tutta la produzione del trentennio. Nel gennaio del 1909 vede la luce il primo volume della collezione dei ProfiliSandro Botticelli di I.B. Supino. Della serie, che verrà pubblicata e ripubblicata fino al 1938, usciranno 129 titoli. L’editore ha avuto l’idea, e la mette subito in pratica di pubblicare via via una sintetica ed estetica rievocazione di figure significative, non rivolta agli studiosi, ma alle persone di gusto.

Nell’ottobre del 1911 Formìggini trasferisce l’attività editrice a Genova,e a Genova viene portato a compimento il progetto dei Classici del ridere, quelle "cosucce di carte" che costituiscono il vanto editoriale di Formiggini. Il primo volume, quello che dà inizio alla collezione, è la Prima giornata del Decameron.

L’alacre attività di quegli anni genovesi viene interrotta dalla Prima guerra mondiale: dal maggio del 1915 al marzo del 1916 Formìggini è al fronte. Ottenuto il congedo per infermità, vorrebbe continuare l’attività editoriale a Genova, ma a Genova non ha più la sede e, pertanto, cedendo alle insistenze della moglie, trasferisce le sue tende a Roma, sul Campidoglio. Inizia così la fervida e stupenda stagione editoriale romana, progetti, il cui prodotto più importante e significativo è L’Italia che scrive, indicata con la sigla ICS , progetto che si concretizza il 1 aprile 1918 con l’uscita del primo numero. Lo scopo del giornaletto è "di mettere sotto gli occhi di coloro che leggono una bibliografia fresca, sistematica e vivace della produzione editoriale italiana". E’ la sua creatura più cara, a cui lavorò per venti anni con impegno impareggiabile: la rivista ha recensito 13.124 libri, ne ha annunciato 52.434, ha pubblicato 1152 articoli. Un lavoro immane. L’ICS non è un fatto isolato, si inserisce in contesto di iniziative che il Formiggini progetta ed attua: in primo luogo l’Istituto per la propaganda della cultura italiana (IPCI), finalizzato "ad armonizzare le varie correnti della cultura nazionale". Listituto vede la propria nascita il 14 marzo 1921, ma subito dopo, su proposta di Giovanni Gentile, muterà il nome in Fondazione Leonardo per la cultura italiana. Con un colpo di mano, gestito da Gentile, Formiggini nel 1923 verrà estromesso dalla Fondazione, che nel 1925 verrà assorbita dall’Istituto Nazionale Fascista di cultura. Fu questo un fallimento che pesò notevolmente su Formìggini, il quale però già si era gettato a capofitto in un altro progetto La Biblioteca Circolante dell’ICS, inaugurata a Palazzo Doria ( sede della casa editrice) il primo aprile 1922. L’idea di istituire una biblioteca circolante nasce dal desiderio di non tenere chiusa e inutilizzata tutta quel materiale librario che l’ICS riceveva per la recensione, materiale che egli intende mettere a disposizione di una classe medio-colta interessata alla produzione letteraria italiana e straniera contemporanea. La Biblioteca raggiunge, in seguito a acquisizioni e donazioni, i 40.000 volumi e Formìggini a più riprese ne pubblica il catalogo. La gestione è, però, impegnativa e dispendiosa, tanto che l’editore, dopo avere invano cercato di cederla gratuitamente al Comune di Roma, la cede nel 1934, in un momento in cui gli affari non vanno più tanto bene, ad un amico anonimo.

In questo stesso periodo Formiggini dà vita ad una iniziativa editoriale, le Apologie, che poco incontrò l’interesse del pubblico e della critica, ma che racchiude, al di là dei fatti contingenti, un germe di modernità che ancora oggi è percepibile: molte delle tredici Apologie pubblicate, negli anni dal 1923 al 1928, costituirebbero ancor oggi motivo di attenta lettura e riflessione. Ne cito due a titolo di esempio: l’insuperata, nell’editoria di lingua italiana, Apologia dell’ebraismo (1923), del rabbino Dante Lattes e la stupenda e pionieristica Apologia dell’Islamismo (1925) di Laura Veccia Vaglieri.

L’attenzione rivolta dall’autore ad imprese non solo editoriali, il calo delle vendite e la crisi generalizzata dell’editoria italiana negli attorno al ’30, costrinsero Formìggini ad abbandonare l’approccio dilettantistico e famigliare, e a costituire una società editoriale vera e propria: la Società Anonima A.F. Formìggini Editore in Roma, nata il 21 dicembre 1931 e di cui Formìggini è l’Amministratore delegato.

Ma nel 1938 altri saranno i problemi che Angelo Fortunato Formiggini dovrà affrontare: la campagna razziale antisemita. Il 27 giugno 1938 apprende che la commissione per la razza appositamente insediata ha concluso i suoi lavori formulando la teoria razziale: a quella data Formiggini dirà di avere pronunciato la sentenza contro se stesso. Il 31 agosto Formìggini visiterà la Ghirlandina, per fare un sopralluogo e gli studi preliminari, come scrive sul biglietto d’ingresso da lui conservato. Gli eventi precipitano: il 15 settembre 1938 Il Ministero della Cultura Popolare chiede informazioni dettagliate su tutti i dipendenti non ariani dell’Anonima: l’unico non ariano era l’Amministratore delegato, Angelo Fortunato Formìggini. Pertanto gli viene intimato di cambiare nome all’azienda, che divenne la Società Anonima delle Edizioni dell’ICS., del periodico cioè che più gli stava a cuore e che voleva gli sopravivesse.

Il 17 novembre il governo fascista emana i Provvedimenti per la difesa della razza italiana; il 28 novembre, dopo avere sistemato tutti i suoi affari , Angelo Fortunato parte per Modena, e il giorno successivo, il 29 novembre 1938, pone fine alla sua vita gettandosi dalla Ghirlandina. Pochi giorni prima della morte ha modo di scrivere una epigrafe che contiene lo spirito del suo gesto:

 

Né ferro né piombo né fuoco

possono salvare

la libertà, ma la parola soltanto.

Questa il tiranno spegne per prima.

Ma il silenzio dei morti

rimbomba nel cuore dei vivi.

 

Oggi il silenzio dei morti rimbomba nel cuore dei vivi. Allora la sua morte passò tassativamente sotto silenzio. Nè fu concesso che le sue ceneri venissero versate nel Panaro dal ponte di Sant’Ambrogio, secondo la sua volontà. Vennero sepolte nel cimitero di Modena, non nella parte israelitica perché morto suicida.

L’antivigilia della morte, nell’appello ai Modenesi, aveva scritto: " il piccolo spazio che c’è fra la Ghirlandina e il monumento al Tassoni lo chiamerete ‘ al tvajiol ed Furmajin’ per indicare la limitatezza dello spazio: non direte ‘sudario’ perché tvajiol è parola più allegra e simposiale". Oggi il silenzio dei morti rimbomba nel cuore dei vivi, ed Angelo Fortunato Formiggini ha trovato, non solo a Modena, ma anche qui a Sassuolo, non lontano dal suo Tassoni e dalla sua Ghirlandina, in questa scuola a lui intitolata e nel pezzo di terra che porta l’albero piantato in suo ricordo, qui ha trovato al tvajiol, segno di vita, di amore e fervida laboriosità.

A noi tutti, studenti, genitori e insegnanti, spetta il compito di fare memoria di Angelo Fortunato Formìggini e coltivare l’amore per la cultura che animò tutta la sua vita.

 

testo a cura di:  Gianpaolo Anderlini

 

Angelo Fortunato Formiggini - alcuni epigrammi da "Parole in libertà"

 

 

Crediamo di fare cosa gradita ai lettori, riproducendo alcuni dei componimenti e degli epigrammi composti da Formiggini negli ultimi anni di vita e poi confluiti in Parole in libertà(postumo, Roma, 1945). La maggior parte di questi vedono di nuovo la luce dopo molti anni da quella prima ed unica edizione.

 (da griseldaonline.it)

Ribaldo;

il tuo bieco destino

lo avevi segnato nel nome;

soltanto nel dì che n'andrai

sarai veramente

BEN ITO.

3 luglio '38.

Cesare

ti credi d'essere,

ti credi d'essere

Augusto

ma sei soltanto

un Bruto.

Appenzell, 19 agosto '38.

Trucibaldo

in una delle sue concioni insane,

ha detto:

"noi non siamo della razza dei profeti".

Lo sappiamo: tu sei razza d'un cane.

27 sett. '38.

Adriano Imperatore

le morbide membra armoniose

del suo dolce Antinoo

divinizzò

e poi lo adorò come stella.

Forse vedremo un giorno

Hitler

erigerti un tempio.

4 ottobre '38.

Sei grande!

Tu puoi sguinzagliar le plebi

sulla pista più assurda,

far tremare le corone e gli altari,

stroncare milioni di vite,

far spendere al mondo

in vista di orribile guerra

ben mille miliardi di lire.

Io sono piccino, piccino, picciò.

se voglio far cambio?

NO.

NO.

27 ott. '38.

 

Angelo Fortunato Formiggini

Epigrammi

 

Da Parole in libertà (postumo, Roma, 1945):

Assassino

perché mi hai sospinto nel buio?

La luce

che ancora negli occhi ti brilla

a me l'hai rubata,

era mia.

Modena, 7 sett. '38.

O Fisco

ti pago la tassa:

a te la mia vecchia carcassa;

a me, per il tempo infinito,

l'onore e la libertà.

8 sett. '38.

Fior tricolore

tramontano le stelle in mezzo al mare

e s'è spento il sorriso nel mio cuore.

14 nov. '38.

Crepare

è il solo diritto che sia rispettato:

sarebbe peccato

non ne approfittare.

25 nov. '38.

Angelo Fortunato Formiggini

Epigrammi

 

Da Parole in libertà (postumo, Roma, 1945):

Che cosa vuol dire: "giudeo"?

Vuol dire rigattiere, falsario,

colui che per vile denaro

tradisce il fratello e la madre

(pensa così la plebe).

E voi, rigattieri falsari

della storia

che vendeste al tedesco i fratelli

e coi che tradiste la madre

Italia

voi, sì, siete dunque "giudei".

31 ott. '38.

Angelo Fortunato Formiggini

Epigrammi

 

Da Parole in libertà (postumo, Roma, 1945):

Antenati

vissuti in nerissimi tempi,

che aveste attestati di lode

per la vostra onestà

da prenci, da duchi, da Papi,

o tu, mio grande prozio,

che il Corso aiutasti con l'oro

e con l'illuminato consiglio

per consacrare ai paria d'Europa

il diritto di viver con dignità,

o tu, zio Felice Nacmani,

o voi, zii paterni, Angelo e Fortunato,

Papà, Mamma,

Sorella Sofia,

o voi, o fratelli

Giulio, Emanuele, Pepo

il postremo dei vostri, ricaduto nel buio

delle età più remote

si affretta a raggiungervi:

venitegli incontro allo Stige,

e dite alla Mamma che appresti

quei dolci montini di Pasqua

per fare gran festa.

Ma prima di fare fagotto

la voglio dir sulla faccia di bronzo

la giusta parola:

MAMSER!

1 luglio '38

 

Angelo Fortunato Formiggini

Epigrammi

 

Da Parole in libertà (postumo, Roma, 1945):

Illustri e cari "amisci"

Solmi Arrigo e De Francisci

ministri di Grazia e Giustizia

dite, di grazia, ahimé,

la Giustizia dov'è?

Essa è proprio sparita.

Vado a cercarla nell'altra vita,

ma sono così pessimista

che penso: e s'anche Iddio fosse fascista?

18 nov. '38

Che cosa è il fascismo?

Tu stesso l'hai fatto

tu solo no 'l sai.

Potresti capirlo soltanto

pensando a ciò che diresti

se un latro l'avesse creato.

Se non fossi il capo lista

tu saresti antifascista.

23. nov. ' 38

 

 

Angelo Fortunato Formiggini

Epigrammi

 

Da Parole in libertà (postumo, Roma, 1945):

Ghirlandéina!

Ghirlandéina dam un còcc

pr'ajuterme a fèr al bòcc!

I diran: cus'è 'so fagôt ?

To! L'è al pover Furmajôt .

Un modnes ed qui de 'd via

che, oramai, a-n va piò via!

Furmajin da Modna.

Appenzell, 21 agosto '38 ore 6.45

 


 

Link esterni

Nicola Bonazzi Ebreo dopo. Angelo Fortunato Formiggini tra utopia e disinganno

La storia di A.F.Formiggini